martedì, agosto 15, 2006

TRADUZIONE. 03: Falsi amici 02: Mr. Lowell e i marziani - Sulle pagine culturali del Messaggero di oggi (martedì, 15 agosto 2006) c'è un bellissimo articolo di Romeo Bassoli intitolato "Un secolo d'invasioni marziane - Miti cosmici/Cento anni fa il ricco astronomo americano Percival Lowell, suggestionato da Schiapparelli e da una traduzione inesatta, pubblicò un libro sostenendo la presenza di vita sul 'pianeta rosso. Era l'inizio della saga degli 'omini verdi'. Fantastica e inesauribile"
L'articolo, lungo ed esauriente, ripercorre le vicende che hanno portato alla nascita dell'idea che il nostro vicino di orbita fosse abitato. Per comodità di voi bradipi, riporto qui sotto il brano che ha più colpito il mio interesse:
"Percival lavora un po' nell'azienda del padre, poi prende a viaggiare in Asia e finisce in Giappone dove, intanto che c'è, collabora alla stesura della nuova costituzione voluta dall'imperatore Meiji, il grande riformatore che aprirà il suo Paese alla cultura occidentale. Ma il destino di Percival si sta compiendo da un'altra parte del mondo, a Milano. Qui l'astronomo Giovanni Virgilio Schiapparelli aveva iniziato a osservare Marte quasi per caso: doveva controllare che il nuovo telescopio dell'Osservatorio di Brera funzionasse bene. E funzionava senza dubbio, perché Schiapparelli riesce ad osservare delle strutture che a lui paiono canali. Ne scrive, ne parla all'Accademia dei Lincei e diventa famoso.
Qui il caso ci mette lo zampino: Schiapparelli, scienziato coscienzioso, aveva scritto 'canali' senza dire se si trattasse, secondo lui, di qualcosa di naturale o di artificiale. Ma nella traduzione inglese venne scelta la parola 'canals' che indica solo qualcosa di artificiale al posto del termine, più indeterminato, di 'channels'. Tra gli eruditi inizia a correre un brivido: Marte è abitato? L'atronomo francese Flammarion nel 1892 sostiene di sì: i marziani ci sono, dice, e siccome la gravità del pianeta è più bassa, sono in grado di volare e probabilmente hanno una civiltà superiore alla nostra.
Poteva un 25enne bostoniano con un ego inevitabilmente ipertrofico non prendere al volo l'occasione? E difatti Percival Lowell, di ritorno dall'Asia, l'occasione non la perde. Chiede subito ad Harvard di costruire un osservatorio: Marte nel 1894 sarebbe stato in opposizione alla Terra, quindi perfettamente osservabile. Non c'era un minuto da perdere.
Harvard risponde picche. Ma, in fondo, che problema c'è? "E io me lo faccio da solo", risponde Percival. Cioè con i soldi di famiglia. Ed ecco che su una mesa dell'Arizona, a Flagstaff, nasce un osservatorio che porta il suo nome e ancora oggi va alla grande sia dal punto di vista scientifico che mediatico [...].






















Percival osserva e vede quello che vuole vedere. Canali a decine. Ne conta 184, il doppio di quelli che Schiapparelli dice di aver visto. Nel 1896 pubblica il suo primo libro e inizia a nascere il mito. Per dieci anni Percival lo arricchisce di nuovi dettagli e nel 1906 pubblica 'Marte e i suoi canali'
". [link miei]
L'articolo continua raccontando il fascino suscitato presso il grande pubblico e lo scetticismo degli ambienti scientifici, che rifiutano l'idea. Ma il "danno" era fatto. E così da un "errore" di traduzione è nato un tesoro dell'immaginario...

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