mercoledì, agosto 26, 2009

PYNCHON. 08: Inherent vice

E' uscito il nuovo romanzo, un noir psichedelico ambientato al crepuscolo del sogno alternativo degli anni '70. Ed è già disponibile il rispettivo wiki.
Sulla Sunday Book Review del New York Times, Walter Kirn ha scritto una bella recensione dal titolo "Drugs to do, caseso to solve" (ovvero, così al volo, "Droghe da farsi, casi da risolvere"). Vale la pena leggersela, non è nemmeno tanto lunga, ma in poche frasi mi pare riesca a delineare bene, e con straordinaria chiarezza, il cuore pulsante del romanzo (che non ho ancora letto) e di gran parte della narrativa pynchoniana...
Un paio di passi che mi hanno particolarmente colpito:

If Doc [Sportello, l'investigatore hippy fumato protagonista del romanzo] sounds like a literary joke — the Private Eye with drooping lids who can’t trust the evidence of his own senses — then he must be a joke with a lesson to impart, since Pynchon isn’t the type to make us laugh unless he’s really out to make us think. Even in “V.” and “Gravity’s Rainbow,” the colossal novels of ideas that have inspired a thousand dissertations as unreadable as the books are said to be but actually aren’t, he grounds his intellectualism in humor and livens it up with allusions to pop culture while sacrificing none of its deep rigor. He’s our literature’s best metaphysical comedian. The weighty points his work makes about the universe — that it’s slowly winding down as the Big Bang becomes the Final Sigh — tend to relieve our despair, not deepen it, by letting us in on the cosmos’s greatest gags: for example, that the purpose of the Creation was to make itself perfectly unmanageable and purely unintelligible. No wonder so many of Pynchon’s characters revel in chemical dissipation. Entropy — if you can’t beat it, join it.

[...]

In Pynchon, the problem of distinguishing between coincidences and conspiracies, between the prosaic and the profound, is one of the defining tasks of consciousness. For some, like Doc, whose cerebral equipment is particularly unreliable, this perennial mental challenge can prove insuperable, but that may be why Pynchon chose him for the job. His confusion is all of ours exaggerated, his paranoia a version of normal pattern­making amped way up by his intake of hallucinogens. That doesn’t mean he’s blind, though, or delusional. Hyper-awareness makes sense at times, especially when, as in 1970 (the year in which the book is set), the times are changing more rapidly than usual and were radically out of joint to start with.

[e, conclude, ma il lettore che voglia tirar da solo le proprie conclusioni non proceda oltre...]

The grand conclusion of Doc’s nonlinear sleuthing, the revelation he stumbles on despite himself, is that he and his freedom-loving kinfolk (the private eye and the hippie, we finally see, are related as outcast seekers of the truth) have been boxed in by the squares, their natural foes, and will henceforth be monitored with their own consent, to assure their own ostensible safety. The oppressors’ specific methods and identities continue to mystify Doc to some degree (they include the Internet, it seems, which appears in the novel in a nascent version, as the plaything of a techno-hobbyist), but he divines their overarching goal: to close the frontiers of consciousness forever by rendering life in the shadows impossible and opening the soul itself to view, or at least criminalizing its excursions into deeply subjective, hidden realms. The age of the private eyes is over, that is, and with it the age of privacy itself. And what’s left? The sleepless, all-seeing, unblinking public eye.

Spero vivamente che i fratelli Cohen leggano questo libro...

sabato, agosto 22, 2009

PYNCHON. 07: Pynchon e i fumetti

Non Pynchon "a" fumetti, badate bene (per quanto per un po' mi era frullata in testa una certa idea...). In un recente articolo di Sean Rogers per i Walrus blogs, intitolato appunto "Pynchon and comics", la materia viene affrontata con adeguate sagacia e competenza. Saltano fuori diverse cose interessanti (tra cui un link a questo articolo di H. Brenton Stevens, sulla mitologia dei comics in Gravity's Rainbow) e salta fuori anche che - shame on me per non aver riconoscuto la citazione all'epoca (ma forse ancora non l'avevo letto...) - il barbuto stregone di Northampton aveva citato V. del caro Mr. P nel suo V for Vendetta.
Sempre nel medesimo articolo, a suffragio della Moore-Pynchon connection, si chiamava la testimonianza diretta di Eddie Campbell (disegnatore e collaboratore di Moore in From Hell), che nel suo How to be an artist ritrae un animato dibattito tra i due (che qui riproponiamo sperando nell'impunità... low quality, sorry, ma si legge abbastanza bene).

mercoledì, agosto 19, 2009

PYNCHON. 06: "Contro il giorno" - diario di lettura 2

























Altro passo dello stesso tenore "anarchico". Parla il reverendo bombarolo Moss Gatlin alla sua congrega di fedeli, riuniti nel retro di una bisca (pagg. 97-98, trad. di Massimo Bocchiola):

«Avete sentito la massima per cui non esiste una borghesia innocente. Uno di quegli anarchici francesi, alcuni l'attribuiscono a Emile Henry mentre andava alla ghigliottina, altri a Vaillant quando fu processato per la bomba alla Camera dei Deputati. Era la risposta alla domanda: come può un uomo mettere una bomba che costerà delle vite innocenti?»
«Miccia lunga?» propose qualcuno, solerte.
«Più facile col temporizzatore!»
«Pensateci...» quando i commenti furono più sommessi. «È come il Peccato Originale, però con eccezioni. Essere nati dentro di esso non rende automaticamente innocenti. Però quando arrivi a un punto della vita in cui capisci chi sta inculando chi - perdonami, Signore - chi lo pi­glia e chi no, allora sì che hai l'obbligo di scegliere quanto ce la fai a man­dare più. Se non dedichi ogni respiro di ogni giorno da sveglio o addor­mentato a distruggere quelli che trucidano gli innocenti con la stessa faci­lità con cui firmano un assegno, allora quanto ti senti di chiamarti innocente? È una cosa che va negoziata con il giorno, partendo da quei termini assoluti.»


Parliamo dell'America dell'esposizione mondiale di Chicago del 1893... no, lo dico per i gentiluomini di Echelon in ascolto, che poi magari quelli della nostra Digos iniziano a interessarsi delle mie letture e salta fuori pubblicamente che da bambino comperavo "Il giornalino" (per l'Agente Allen di Sclavi), e "Più" (per i giochini omaggio).

venerdì, agosto 14, 2009

TRIVIA. 02: Uomini che bruciano nel deserto.


Da quando, ormai qualche tempo fa, vidi un documentario che parlava della cosa su canal Jimmy, immancabilmente, di questi periodi il mio pensiero va all'uomo di legno che brucerà nel deserto a Black Rock, un altipiano del deserto del Nevada dove ogni anno, per otto giorni, sorge la città di Black Rock City, in un evento/esperienza radicale che si ripete ormai da più di trent'anni.
Chissà, forse qualcuno che conosco ci andrà e mi saprà raccontare...
Il documentario che aveva trasmesso canal Jimmy (sottotitolato in italiano) era "Beyond Black Rock". Su You Tube si può vedere integralmente (diviso in dodici parti, non sottotitolate). Potete iniziare la visione da qui:

Tre link:
- La pagina dedicata all'evento sulla Wikipedia inglese
- La pagina ufficiale dell'evento (sito ricchissimo di materiali di ogni genere e che contiene una cronologia di tutte le edizioni)
- Il breve saggio/narrazione di Molly Steenson "What is Burning Man" (sempre dal sito ufficiale)

The Man burns in xxx days!

giovedì, agosto 13, 2009

PYNCHON. 05: "Contro il giorno" - diario di lettura 1

Magari dopo un po' mi stufo, ma vale la pena tentare. Nel corso della mia lettura proverò a postare brani, link, riflessioni, facezie...

Ecco qua la prima citazione, da pag. 42 dell'edizione italiana Rizzoli (trad. di Massimo Bocchiola):

La conversazione si era spostata sull'eccesso di ricchezze. «Conosco uno, nel New Jersey» disse Scarsdale Vibe, «che colleziona ferrovie. Non soltanto i veicoli, sapete, ma anche le stazioni, le pensiline, gli scali, il per­sonale, tutto l'armamentario.»
«Un balocco dispendioso» si stupì il professore. «Davvero esistono persone simili?»
«Da queste parti bisogna farsi un'idea di cosa possono essere i soldi inutilizzati. Non si può spenderli tutti in donazioni alla chiesa preferita, o in ville e panfili e piste per le corse dei cani lastricate d'oro o quello che le viene in mente. Non è possibile. No: a un certo punto tutto questo finisce, bisogna lasciarselo alle spalle... eppure resta un'immensa montagna di ric­chezza non spesa che si accumula ogni giorno, sempre più alta e, per ca­rità, un uomo d'affari che cosa dovrebbe farne? Voi capite...»
«Perbacco, allora lo mandi da me» interloquì Ray Ipsow. «O magari da qualcun altro veramente bisognoso, perché certo di quelli c'è abbon­danza.»
«Non è così che va» disse Scarsdale Vibe.
«Così sentiamo sempre i plutocrati lamentarsi.»
«Nella convinzione, indubbiamente comprensibile, che aver semplice­mente bisogno di una somma non significhi meritarsela.»
«Se non che, in questi tempi il "bisogno" nasce direttamente dagli atti criminali dei ricchi, ergo "si merita" qualsiasi quantità di denaro varrà alla sua espiazione. Questo è comprensibile per lei?»
«Lei è un socialista, signore.»
«Come devono esserlo tutti quelli che la ricchezza non isoli dalle cure quotidiane, signore.»
Foley smise di tagliuzzare e guardò con un improvviso, piccato inte­resse.
«Ora, Ray...» lo ammonì il professore, «siamo qui per parlare di elet­tromagnetismo, non di politica.»
Vibe ridacchiò, suadente. «Il professore teme di mettermi in fuga con questi discorsi da estremista. Ma io non sono un'anima così sensibile: sono sotto la guida, come sempre, della Seconda ai Corinti.» Diede una cauta occhiata attorno al tavolo, stimando il grado di conoscenza delle Scritture.
«Sopportare gli stolti è inevitabile» disse Ray Ipsow, «ma non mi si chieda di esserne "contento".»


In questi tempi di plutocrati istituzionali (e da ritenere invece quantomeno passibili di un'istituzionalizzazione di ben altro genere...) il brano è emerso dalla pagina come scolpito a bassorilievo... Ray Ipsow mi è già simpatico... vederemo come si comporterà nelle mille e cento pagine rimanenti.

MY FAVOURITE THINGS. 02: Making of a samurai

Samurai Jack, visionaria e innovativa serie animata televisiva creata da Genndy Tartakowsky è una mia fissa da qualche anno ormai. In attesa del lungometraggio animato promesso dalla Federator Film che dovrebbe degnamente concluderne le vicende interrottesi bruscamente "in medias res" con la quarta serie, mi consolerò postando qui ogni tanto materiali piluccati dalla Rete...
Cominciamo col "Making of...", un breve documentario in inglese incluso nel cofanetto DVD della prima stagione (di quattro, nessuna mai uscita in Italia... tsk), e ora disponibile sull'irrinunciabile Tube:

venerdì, agosto 07, 2009

PARATESTI. 02: Routine mattutina di un assassino gentiluomo.

Una delle più belle sequenze introduttive mai realizzata per una serie.



La serie è ovviamente Dexter. Qui trovate una bella analisi dell'intera scena ad opera del critico Jim Emerson.

giovedì, agosto 06, 2009

PYNCHON. 04: Troppa grazia!

Mentre mi accingo a iniziare il monumentale "Contro il giorno" (già dopo appena poche pagine ho incontrato con sommo solluchero un cane che legge...), in rete pesco notizie sul nuovo e in imminente uscita "Inherent vice", un 'noir' psichedelico ambientato nella Los Angeles degli anni '60.
Più vicino a "Vineland" e decisamente meno corposo del solito (all'incirca 400 pagine, invece delle solite mille e passa...), pare che il romanzo sia già fatto girare in giro per venderne i diritti cinematografici (magari i Cohen de "Il grande Lebowski"?). Secondo me sarà uno spasso...
Qua sotto un paio di succosi materiali tratti da ThomasPynchon.com :

Un suggestivo filmato narrativo con voce del protagonista, l'investigatore privato Doc Sportello (cui, pare, presta le corde vocali lo stesso mr. P.), postato su You Tube dalla Penguin USA, editore del romanzo:



E il testo del primo paragrafo (per me, un puro godimento...)

She came along the alley and up the back steps the way she always used to. Doc hadn't seen her for over a year. Nobody had. Back then it was always sandals, bottom half a flower-print bikini, faded Country Joe & the Fish t-shirt. Tonight she was all in flatland gear, hair a lot shorter than he remembered, looking just like she swore she'd never look.

'That you, Shasta?'

'Thinks he's hallucinating.'

'Just the new package I guess.'

They stood in the street light through the kitchen window there'd never been much point in putting curtains over and listened to the thumping of the surf from down the hill. Some nights, when the wind was right, you could hear the surf all over town.

'Need your help, Doc.'

'You know I have an office now? just like a day job and everything?'

'I looked in the phone book, almost went over there. But then I thought, better for everybody if this looks like a secret rendevous.'

Okay, nothing romantic tonight. Bummer. But it still might be a payin gig. 'Somebody's keepin' a close eye?'

'Just spent an hour on surface streets trying to make it look good.'

'How about a beer?' He went to the fridge, pulled two cans out of the case he kept inside, handed one to Shasta.

'There's this guy', she was saying.

Son già tutto bagnato...

P.S: Piccola aggiunta... qui potete scaricare l'intero primo capitolo del nuovo romanzo, gentilmente offerto dalla Penguin e da Amazon.