mercoledì, agosto 04, 2010
Dallo scaffale di aNobii: Pascale, "Questo è il paese che non amo"
Lo "stile" del titolo può essere fuorviante...
...ma l'ho trovato molto interessante. Uno stimolo all'assunzione di responsabilità di chi scrive e legge (testi mediali di tutti i tipi). Non propone una soluzione ma sollecita un'atteggiamento.
Prezioso, umile e necessario (anche se magari non "bello" o "accattivante", ma credo che questo sia conseguenza della volontà epistemologica di approcciare la complessità con l'onestà di chi sa che si tratterà sempre di una conquista temporanea).
Dalle (quasi) conclusioni (pag.174):
[...] Ma se ci intendiamo sul problema, se, come Goffredo Parise, crediamo profondamente e dolorosamente nella democrazia in Italia e nella pedagogia che va insieme alla democrazia, nel discorso pubblico e condiviso e nella maturazione dei cittadini; se crediamo insomma che non ci possa essere democrazia senza pedagogia, se pensiamo che il pressappochismo, oltre a inquinare la democrazia, fondi un mondo peggiore, perché più banale è l'immaginario più triste è la realtà, e più triste è la realtà più cerchiamo (con meno fatica possibile) di fuggire via producendo carrellate a effetto; allora, per cambiare il nostro paese, per seguire virtù e conoscenza e fare quello che la nostra semenza ci impone, ossia spostare più in là le colonne d'Ercole, quale metodologia culturale oggi potrebbe essere efficace per analizzare e approfondire il nostro sguardo su noi stessi e il mondo che ci piacerebbe abitare?
martedì, agosto 03, 2010
Ho già pronto il parka...
Probabilmente diverrà il mio film più atteso dei prossimi anni. In realtà lo era già, insieme al feature film di Samurai Jack (che però è di là da venire...). Ma l'ufficializzazione della produzione di Cameron protrebbe accelerare il tutto.
In breve: Guillermo Del Toro da anni lavora a una sceneggiatura per trasporre sul grande schermo uno delle opere più mature, complesse e affascinanti di Lovecraft, "Alle montagne della follia", cronaca narrativa di una esplorazione antartica che scopre ben più di quel che si aspetta. E' notizia recente che James Cameron sia entrato nel progetto come produttore e che, pare, il film sarà in 3D (la cosa non stupisce, ma, per la prima volta, mi trova ansiosamente curioso: per tematiche e soggetto credo che la terza dimensione potrebbe rivelarsi particolarmente inquietante).
La bella notizia arriva dalla 'neonata' "Weirdletter" (a cura dei benemeriti Andrea Bonazzi, Pietro Guarriello, Tatiana Martino e Umberto Sisia) vero e proprio "treasure chest" di weird di qualità cui spero presto di riuscire a dedicare il post che merita.
Trovate qui l'articolo, come sempre esaustivo, di Andrea Bonazzi (corredato dalle illustrazioni di Howard V. Brown per la prima edizione a puntate del romanzo breve su Astounding Stories).
L'immagine in alto, una manipolazione digitale di Andrea Bonazzi, è tratta dal suo sito "In Tenebris Sculptus"
In breve: Guillermo Del Toro da anni lavora a una sceneggiatura per trasporre sul grande schermo uno delle opere più mature, complesse e affascinanti di Lovecraft, "Alle montagne della follia", cronaca narrativa di una esplorazione antartica che scopre ben più di quel che si aspetta. E' notizia recente che James Cameron sia entrato nel progetto come produttore e che, pare, il film sarà in 3D (la cosa non stupisce, ma, per la prima volta, mi trova ansiosamente curioso: per tematiche e soggetto credo che la terza dimensione potrebbe rivelarsi particolarmente inquietante).
La bella notizia arriva dalla 'neonata' "Weirdletter" (a cura dei benemeriti Andrea Bonazzi, Pietro Guarriello, Tatiana Martino e Umberto Sisia) vero e proprio "treasure chest" di weird di qualità cui spero presto di riuscire a dedicare il post che merita.
Trovate qui l'articolo, come sempre esaustivo, di Andrea Bonazzi (corredato dalle illustrazioni di Howard V. Brown per la prima edizione a puntate del romanzo breve su Astounding Stories).
L'immagine in alto, una manipolazione digitale di Andrea Bonazzi, è tratta dal suo sito "In Tenebris Sculptus"
Coincidenze...
Se sugli espositori della libreria franchising Mondadori appare improvvisamente una vetrina tematica di fumetti e contemporaneamente su Repubblica (inserto R2 Cult, 31 luglio 2010) Benedetta Tobagi dedica al romanzo grafico l'articolo più corposo dell'inserto del quotidiano (con a corredo/approfondimento un racconto di Gipi) io rompo la mia parassitaria pigrizia e mi appunto la cosa...
venerdì, giugno 04, 2010
...addio e grazie di tutto il pesce!
...dopo la chiusura di "In tenebris scriptus", quasi un anno fa, la serrata di Splattergramma è un altro piccolo colpo al cuore. Ringrazio chi si è fatto in quattro per un anno intero per portarmi a casa il meglio del "weird" da tutto il mondo. Lui/loro sanno che mi mancheranno... gli altri che si fottano.
mercoledì, maggio 19, 2010
"La biblioteca di notte"
Pagina 112, in conclusione al capitolo "La biblioteca come ombra":
"Gli amori di Achille è uno dei drammi andati perduti di Sofocle; le copie devono essere scomparse una dopo l'altra, secolo dopo secolo, distrutte in saccheggi o incendi o escluse dai cataloghi delle biblioteche, forse perché i bibliotecari ritenevano quell'opera di scarso interesse o pregio letterario. Qualche parola, tuttavia, fu miracolosamente conservata. 'Nel Medioevo, in Macedonia', Tom Stoppard fa dire a uno dei suoi personaggi nella commedia L'invenzione dell'amore, 'nell'ultima luce tremolante dell'antichità classica, un uomo ricopiava stralci di vecchi libri per il giovane figlio, che si chiamava Settimio, e così ci è giunta una frase dagli Amori di Achille. L'amore, diceva Sofocle, sembra ghiaccio tenuto in mano dai bambini.' Spero che i sogni di chi distrugge libri siano tormentati da questa flebile prova della loro capacità di sopravvivenza."
venerdì, marzo 19, 2010
TRIVIA. 07:Scott l'è semper lu...
Era un po' che non facevo un giro sul sito di Scott Kurtz e PvP... segnalo ai geek là fuori un paio di chicche, tra skin per portatili (mac-addicted, soprattutto...), plush-toys e magliette. Trovate tutto a prezzi modici qui.
P.S.: Ora le strisce di Pvp le trovate anche per il vostro iPhone:
P.S.: Ora le strisce di Pvp le trovate anche per il vostro iPhone:
martedì, marzo 16, 2010
SEGNALAZIONI. 09: Cose belle che succedono in provincia...
Michele Petrucci, Bastien Vives, Nigraz e Davide Garota si incontrano in un'Urbino ancora innevata per parlare tra loro di fumetto, illustrazione e nuove tecnologie... come in una Quattrocentesca corte rinascimentale.
Trovate tutto qui (e presto troverete altro...).
Bello!
Trovate tutto qui (e presto troverete altro...).
Bello!
sabato, marzo 13, 2010
SEGNALAZIONI. 08: Rocketeer vola ancora!
A stento contengo l'eccitazione... per la gioia di tutti gli appassionati del fumetto di avventura classico e ben disegnato, delle atmosfere golden age, del design retrò e delle forme prosperose alla Bettie Page, i saldatori riportano l'uomo razzo di Dave Stevens a solcare i cieli italiani.
(P.S.: Buon lavoro, Stefano! ;-D)
giovedì, marzo 11, 2010
SEGNALAZIONI. 07: ...ma allora è uscito!
L'ho intravisto sulla libreria aNobii di un paio di lettori...
Per chi non lo conoscesse (tenete presente che il mio articolo qui sotto è roba mooolto vecchia. Un avvertimento: le parti riguardanti i vari blocchi di storie contengono SPOILER. Il resto dell'articolo, apertura e chiusura, possono considerarsi pressoché spoiler-free... così poi non mi venite a rompere):
Dalla spada alla mitra: vita, morte e miracoli di un oritteropo (e dei suoi autori)
A raccontare qualcosa cui teniamo molto si finisce sempre (a meno di non essere Alan Moore) col togliere a chi ci ascolta ogni intenzione di avvicinarsi anche solo a un miglio dalla “cosa” raccontata: la concitazione, il desiderio di coprire ogni aspetto di ciò che abbiamo provato, l’illusione che l’esperienza sia per gli altri ciò che è stata per noi, tutte queste cose congiurano a farci somigliare più agli ominidi di 2001 Odissea nello spazio che a degli esseri umani (dotati per questo, si suppone, di capacità psicomotorie superiori). L’emozione è una brutta bestia. Tutto questo per giustificarmi, per trovare un alibi che raddolcisca la vivisezione che mi sono costretto a fare nel parlare di Cerebus e della sua storia; non c’era altro modo: o vi raccontavo Cerebus così, oppure vi sareste trovati come quando si sta ad ascoltare qualcuno che ricorda episodi cui non eravate presenti.
L’AUTORE.“Dave Sim nacque ad Hamilton, Ontario e si trasferì a Kitchener a due anni per riunirsi con la sua famiglia. Da allora ha intrapreso diverse pratiche disgustose compreso il matrimonio e gli strip-scacchi.” Questo è quanto dice di se stesso Dave Sim nel volume che raccoglie i primi 25 episodi di Cerebus. Possiamo aggiungere che da quando ha intrapreso l’avventura di Cerebus non ha mai smesso di progettare /ed attuare) machiavelliche campagne promozionali che lo vedono spostarsi continuamente in tutti i paesi in cui si parla l’inglese (per ora solo nell’emisfero boreale). Le sue specialità: sostenere il diritto d’autore nel fumetto e farsi fotografare con belle ragazze ogni volta che può. Il suo hobby: dissacrare il comicdon americano.
Il CO-AUTORE.“Gerhard nacque ad Edmonton. Ha una barca ed un gatto.” Più o meno alla metà di Church & State Gerhard si unì a Dave Sim nel disegnare Cerebus: uno alle matite e l’altro alle chine? Troppo facile: Dave continuò a disegnare i personaggi, Gerhard prese ad affrescare gli sfondi, con l’apprezzabile risultato che da allora non ci si sporca più le dita di nero quando si legge Cerebus.
L’INIZIO.“Egli entrò nella nostra città alle prime luci dell’alba… Benché in seguito sarebbe stato riconosciuto come il miglior guerriero che avesse attraversato i nostri cancelli, in quel momento non era che una curiosità… Vedete, era alto solo cinque palmi, aveva un grugno prominente, una lunga coda ed era coperto da corto pelo grigio… Era, in breve… Cerebus the aardvark.” Con queste parole Cerebus esordì in sordina nel 1977. Cerebus è un aardvark, ossia un oritteropo, ossia una specie di formichiere; è l’unico (o quasi) animale antropomorfo della storia, ed è l’unico (o quasi) ad essere retinato (gli “o quasi” si devono al fatto che ultimamente Cerebus ha scoperto che esistono altri due aardvark). Come riporta un articolo sul primo numero del Cerebus Companion, una rivista di critica dedicata esclusivamente a lui, le prime avventure del nostro protagonista risultano essere un cocktail ottenuto agitando in uno shaker Howard the Duck, Conan the Barbarian e i cartoni della Warner Bros. Ma lo stesso Dave Sim, in un’intervista rilasciata nel 1982, dichiarava che già dopo 15 numeri sapeva che Cerebus si sarebbe allontanato dalla semplice parodia della sword&sorcery. Ma nulla lasciava presagire quello che successe poi.
CEREBUS n. 1/n. 25. I primi 25 numeri di Cerebus sono dunque una rivisitazione parodica di tutti i cliché della fantasy eroica: maghi, tesori, eroi, mostri e magie, non manca nulla. Compaiono personaggi secondari destinati col passare del tempo ad assurgere al ruolo di comprimari: l’irascibile Red Sophia, il logorroico Elrod the Albino, il marxiano Lord Julius (nel senso di Groucho Marx), la dolcissima Jaka, e alcune delle prime, infinite personalità di Artemis. Senza costoro, e altri che se ne aggiungeranno durante la strada, Cerebus non sarebbe Cerebus. Il segno, ancora assai acerbo, di Dave Sim appesantisce la leggerezza di questi episodi, che spesso mancano ancora di una rigorosa serialità temporale. Tuttavia la forte caratterizzazione dei personaggi e la spassosità delle situazioni presentate riesce a polarizzare la nostra attenzione, facendoci sorvolare sulle insicurezze del tratto e lasciandoci presagire quella maturazione esponenziale del prodotto che sarebbe arrivata di lì a poco. Tra gli episodi memorabili possiamo ricordare quello ambientato alla “scuola per giovinette dotate” diretta da Charles X Claremont oppure l’epico scontro tra la terribile Woman-Thing e l’ancor più orribile Man-Thing, scontro che conclude questo primo blocco di storie.
HIGH SOCIETY n.26/n. 50. Con High Society il nostro piccolo amico grigio si appresta alla scalata al successo: sullo sfondo dell’incredibile Regency Hotel Cerebus si accinge a diventare nientemeno che il Primo Ministro di Iest! Questa parodia politica (che alcuni hanno potuto avvicinare alla parabola del presidente Nixon) è il primo passo di Sim al di fuori della pura fantasy: tutto il mondo da lui creato viene messo a fondale del teatro in cui Cerebus vive la sua avventura elettorale; magia e soprannaturale acquisiscono patente di normalità, così che non troviamo niente di strano nel fatto che Cerebus possa discutere di progetti elettorali giocando a crocquet con l’elfa luminescente che infesta il Regency. Compaiono altri importanti comprimari quale, ad esempio, Astoria, intrigante figura di donna che combatte con ogni mezzo per imporre le proprie idee. Sim ha ottenuto con Astoria, grazie alla sua successiva evoluzione, una delle più vive creature che abbiano mai abitato l’universo a due dimensioni. Naturalmente una personalità così spiccata non poteva non finire col cozzare con l’infinito egocentrismo di Cerebus! Ma è destino che il potere politico non duri nelle zampe unghiute del nostro protagonista: solo un branco di pecore acconsentirebbe a farsi spremere come vorrebbe l’oritteropo. E tra le tante cose che rendono gli uomini simili a pecore ce n’è una che ha particolare peso sulle masse.
CHURCH&STATE I e II n. 52/n. 111. Con il seguente blocco di episodi Cerebus infatti ritenta la sua scalata al potere improvvisandosi Papa. La prima metà narra le vicende che lo porteranno al soglio pontificio, la seconda racconta il suo (mal)governo spirituale e temporale sui poveri credenti e la sua metafisica ascesa alla luna dove apprenderà dall’Arbitro, la profezia che riguarda il suo destino: “Vivrai ancora per pochi anni… Morirai solo, illacrimato e non amato da alcuno”. Tra gli episodi non è possibile non ricordare il matrimonio contratto da sbronzo con Red Sophia, l’avvento delle Secret Sacred Wars (le Guerre Sacre Segrete), lo “scaglio” di più di un innocente (bambino o vecchio che sia) dal tetto del suo albergo onde edocere i credenti e il fantastico, irripetibile “monologo” con l’Uomo della Luna (solo quest’ultimo riesce infatti a parlare in assenza d’aria).
JAKA’S STORY n. 114/n. 136. Ritornato sulla terraferma Cerebus scopre che ciò che gli aveva detto l’Uomo della Luna era vero: il termine di tempo che aveva fissato per la fine del mondo era trascorso, nulla era accaduto e tutti i suoi seguaci lo avevano abbandonato. Inoltre le truppe del matriarcato alla guida di Cirin avevano invaso e occupato tutta la Lower Felda e con essa la capitale Lest. Tutti i soldi di Cerebus erano stati confiscati. Una taverna ed un negozio di generi alimentari che appartengono allo stesso remissivo proprietario che affitta anche gli unici due edifici rimasti intatti nei dintorni. Le costruzioni sono abbarbicate sul monte, nella parte di Lest abbandonata dopo l’ascensione. Il taverniere, Jaka e suo marito Rick, lo scrittore Oscar Melmoth (calcato su Wilde), “Fred” alias Cerebus, costretto ad uno pseudonimo dalla nuova realtà politica. Questi gli elementi di Jaka’s Story, una vicenda dalle densità narrativa tale che mi è dolorosa la sola idea di riassumerla, per cui non lo farò. Tutto è ‘costretto’ in queste pagine: il riso, il pianto, la nostalgia, l’amarezza, l’ironia, la tragedia, il dolore; è un microcosmo narrativo perfetto, a mio avviso l’apice dell’arte di Sim fino ad ora. E’ tutto così perfetto che, come in un cerchio, alla fine Cerebus si trova nella stessa situazione di prima.
MELMOTH n.139/n. 150. Così Sim riassume Melmoth: “Cerebus, credendo erroneamente che Jaka sia morta, prende alloggio (in uno stato di semicatatonia n.d.a.) al Dino’s Cafe, stringendo in mano la bambola dell’infanzia di Jaka, Missy, e la sua spada. L’altra metà della storia è una fedele narrazione degli ultimi giorni di Oscar Wilde”. In undici splendidi numeri Sim si prepara e ci prepara al giro di boa del numero 150: il tono tenue della narrazione, l’ironia malinconica della vicenda di Cerebus, la tragicità dimessa degli ultimi istanti di Oscar Wilde contribuiscono perfettamente a dare l’idea della quiete che precede la tempesta.
MOTHERS & DAUGHTERS dal n. 151. Con il n. 151 Sim comincia Mothers & Daughters un lungo capitolo che si divide in numerose sottovicende. La trama è praticamente impossibile da riassumere: tutto ciò che era stato nei primi 150 numeri viene rivisto e ridefinito, quasi episodio per episodio. L’autore sembra dilatare la narrazione, giungendo negli ultimi numeri quasi al punto di rottura; eppure c’è sempre qualcosa che ci tiene inchiodati alla pagina come nella miglior tradizione della serialità cliff-hanger. Così in "Endgame", l’episodio di giugno (n.183), Cerebus è coperto di sangue di fronte ad una Cirin armata di spada; ce la farà il nostro eroe? To be continued…
[nel frattempo la maxi serie si è conclusa, n.d.a.]
IL LINGUAGGIO DI CEREBUS. Niente di più vero: Cerebus è davvero stato molte cose e questo è uno dei motivi per cui è così dannatamente difficile parlarne. Altro motivo è quello condensato nel titolo di uno degli albi: “Anything done for the first time unleashes a demon”, vale a dire “Qualsiasi cosa fatta per la prima volta sprigiona un demone” e Cerebus è unico in tutto. Mi spiego: a partire dagli autori (uno scrive e disegna le persone, l’altro disegna gli sfondi) non c’è niente che possa legare questa serie ad una categoria editoriale, che possa addomesticarne l’irruente freschezza rinnovantesi di numero in numero. Provo a materializzare il concetto: immagino che, dal momento che state leggendo queste righe, voi tutti conosciate il formato comic-book; di solito l’appassionato dopo aver letto il suo albo lo ripone in una di quelle bustine che gli calzano come un guanto; ebbene, Cerebus se ne sta all’editoria americana come, materialmente, i suoi albi stanno a quelle bustine: alla fine riesci a farceli entrare ma quella non è la loro taglia, gli albi sono qualche millimetro più larghi del formato standard e finisce che le bustine si incurvano finché la plastica si deforma. Ma che cos’è che rende questo oritteropo (Cerebus è un oritteropo) così speciale? Per rispondere a questa domanda senza sembrare un invasato mi servirò di alcuni termini-ombrello (ossia di concetti all’interno dei quali ci sta tanta altra roba): inizierò da organicità, per poi passare a struttura, scrittura e lettura; infine la parola-cardine evoluzione darà a tutto un senso più dinamico.
ORGANICITA’. Chi legge CEREBUS non può fare a meno di notare l’assoluta padronanza dei mezzi espressivi da parte di Dave Sim: il testo narrativo, il segno grafico, la scansione della pagina, tutto tende a dialogare con il lettore e, cosa ancor più notevole, tale scansione è focalizzata: non ci troviamo di fronte ad una serie di illustrazioni in cui il testo ha solo il compito di allungare il tempo di lettura di una scazzottata, né tanto meno a un piano sequenza interminabile con voce in didascalia che ci racconta ogni passo per strada del protagonista. O meglio queste cose ci sono tutte, ma se ci sono hanno una ragione per esserci e il lettore è condotto per mano da Sim a scoprire quale sia tale ragione. Pose plastiche, brani di romanzo, intere pagine che per essere lette devono essere capovolte perché il protagonista ha una sbornia colossale, tutte queste cose non sono espedienti gettati nella storia per dare al lettore l’impressione di leggere qualcosa di diverso dal solito; tutte queste cose fanno la storia, vivificano sceneggiatura, testi e disegno trasmettendo una impressione di molteplicità organica, così come è molteplice e organico l’universo di riferimento del lettore.
STRUTTURA. Un’occhiata alla struttura della storia, come si è sviluppata fino ad ora, ci permette di evidenziare alcune di quelle caratteristiche che rendono Cerebus così singolare. Proviamo a seguire la crescita narrativa di un personaggio del main stream, vale a dire del filone supereroistico: quello che colpisce, per necessità della serializzazione all’infinito, è che tale personaggio vive una vita ciclica, fatta di eventi che si ripetono, come se corresse lungo la circonferenza di un cerchio; talvolta arriva qualcuno come un Moore, un Miller, una Nocenti, che dà un pugno sul tavolo e fa saltare la puntina del giradischi su di un cerchio concentrico più esterno; più spesso arriva qualcun altro che senza neanche alzarla, striscia la puntina verso uno dei più stretti cerchi interni. Pur mantenendo una sua circolarità, la struttura di Cerebus è una struttura a spirale: il flusso della narrazione ripensa se stesso instancabilmente, eventi che appartengono alla preistoria del personaggio crescono con lui, assumendo un nuovo significato; i comprimari si modificano, maturano un ruolo più attivo mano a mano che si procede in una vicenda che, va ricordato, ha già un’estensione definita (con il trecentesimo numero, infatti, la serie dovrebbe terminare con la morte del protagonista). La parola continuity, terribile divinità nel cui nome si sacrificano numerose idee, torna a essere, ridimensionata dall’arte di Sim, quell’ingrediente di coerenza necessaria in un universo narrativo, come era stato agli inizi della Marvel.
SCRITTURA. Dave Sim è uno scrittore. Uso questo termine in un’accezione allargata in cui faccio confluire ciascuna delle diverse operazioni di scrittura che fanno capolino dalla pagina di Cerebus. La varietà delle forme e delle modalità è un’altra delle singolarità che caratterizzano questa serie: ogni espediente narrativo usato nella letteratura tradizionale viene ripreso da Sim e piegato alle sue esigenze espressive; troviamo così la narrazione a scatole cinesi, l’inserzione di pagine di giornale, il dialogo e la narrazione illustrata, l’inserimento di personaggi ed episodi nel nostro mondo di lettori; non solo, ogni pagina è accompagnata da una “voce” adatta, e la scrittura di Sim sa farsi, per l’occasione, apocalittica e drammatica, struggente e sentimentale, ironica, demenziale, epica, nostalgica, fredda come un rapporto ufficiale e commossa come il ricordo… Ma c’è anche quell’altra scrittura, che è tipica solo di chi scrive fumetti cosciente di esprimersi in un modo che è proprio solo del fumetto: Sim non utilizza solo la penna per scrivere; anche il suo pennino “scrive”: il segno calligrafico e pulito, raffinatosi nel corso degli anni, racconta anche lui la sua storia di immagini puntigliose e, grazie anche all’aiuto di Gerhard, dense di particolari. E’ infine compito della scansione della pagina orchestrare sapientemente questo dialogo di immagini e di parole, per consentire al lettore di indugiare su ogni pagina solo quanto è necessario, perché il ritmo di lettura non rallenti quello della narrazione.
LETTURA. Ma chi è che legge Cerebus? Esclusi i fanatici ortodossi quale il sottoscritto (che ha già prenotato la stanza di albergo a Kitchener in Ontario per il 2004, per quando cioè questa “miniserie” di trecento numeri dovrebbe terminare), l’unica caratteristica che accomuna i lettori di Cerebus è data dalla certezza che, dopo la lettura di ogni numero, saranno cresciuti un pochettino: sia il fan di Spawn, che compra Cerebus perché ha fatto la guest-star sulla sua testata preferita, sia l’intellettuale che lo acquista perché è “in” mostrarne la copertina, assieme a quella dell’Ulisse di Joyce, stretta sotto il braccio, entrambi, dopo aver superato l’impatto iniziale con un’opera assai impietosa con chi acquista un albo a caso, scopriranno che Cerebus li ha in qualche modo cambiati: il primo tornerà alla lettura dei suoi comics con un occhio leggermente più critico, il secondo avrà forse un’idea un poco più allargata della letteratura. L’eterogeneità del pubblico è forse la conseguenza riflessa della pluralità degli stili riscontrabili nella serie; Sim ha creato un universo narrativo dotato di una sintassi così complessa da permettere la coabitazione simultanea di registri contrari: come nel nostro mondo il dolce e l’amaro coesistono, così in Cerebus è possibile ridere fino alle lacrime di situazioni altamente drammatiche e anche, cosa più rara, commuoversi nell’intuire quanta amarezza c’è dietro una battuta. E non è solo un fatto di estremi: sfogliando le pagine dell’albo è possibile godersi allo stesso tempo una bella storia di avventura, un capitolo di un romanzo di formazione, una parodia feroce del comicdom e del fandom americani, sequenze di combattimenti cruentissimi (credetemi se vi dico che i disegni ed onomatopee trasmettono un dolore quasi fisico a chi legge) e ancora storie d’amore struggenti, pagine intense di non-sense humour, dialoghi metafisici (da tenersi a scelta sulla superficie lunare o su di uno dei piani dell’esistenza), ecc. ecc.
EVOLUZIONE. Così le pagine scorrono, le storie si succedono, alcuni capitoli si chiudono per non essere riaperti mai più, nuove direzioni di lettura si aprono davanti al lettore: possono nascondere vecchie conoscenze o nuovi personaggi. Ad ogni passo però sentiamo di procedere e anche quando Sim ci costringe a voltarci, lo fa per gettare una nuova luce su quanto ha detto in precedenza: niente è mai per due volte la stessa cosa. E’ questo forse il più grande dei segreti di Cerebus: il costante spingersi in avanti che ha portato l’evolversi della storia a conformarsi con le mutate esigenze espressive del suo autore, ad adeguarsi all’universo di partenza del lettore, a modificare le proprie coordinate interne per ricostruirsi ogni volta diversa. E’ vero, è faticoso leggere Cerebus cominciando dal mezzo, ma una volta presa confidenza con i personaggi e le loro voci sarà un vero piacere scavare nel loro passato; la struttura a macro unità narrative (i libri in cui è stata divisa la storia) facilita il compito permettendo al lettore di abbracciare l’illusoria solidità di una completezza definita, mettendo a tacere per il momento la vertigine causata dalla mole di pagine complessive.
Un articolo a parte meriterebbe l’impegno con cui l’autore di Cerebus difende i diritti del self publishing artist (ossia dell’autore che pubblica le sue storie autoproducendosi o comunque mantenendo i diritti dei suoi personaggi): i suoi consigli, lo spazio che offre sulla sua testata al mercato indipendente, la satira agguerrita del mondo e delle produzioni delle majors fanno parte integrante di ciò che Dave Sim offre a chi acquista un suo albo. Leggendo Cerebus si ha veramente l’idea della differenza che corre tra un personaggio che ha alle spalle fatica, gioia, sudore e sbronze di chi lo ha creato, ed un altro che invece è programmato freddamente in base a motivazioni esclusivamente economiche, molto spesso da individui che sanno tutto di marketing ma ben poco dell’arte di narrare una bella storia.
Questo articolo era apparso originariamente sul numero 26 della rivista "Fumo di China" e, in rete, sul sito d'informazione fumettistica "Fumetti di carta" (a questo indirizzo).
lunedì, febbraio 08, 2010
LOVE SONGS. 02: Coldplay, "Fix you"
Il video lo trovate su You Tube (incorporamento disattivato...).
Ecco qua le parole:
When you try your best, but you don't succeed
When you get what you want, but not what you need
When you feel so tired, but you can't sleep
Stuck in reverse
And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
When you love someone, but it goes to waste
Could it be worse?
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
And high up above or down below
When you're too in love to let it go
But if you never try you'll never know
Just what you're worth
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
Tears stream down on your face
When you lose something you cannot replace
Tears stream down on your face
And on your face I...
Tears stream down on your face
I promise you I will learn from my mistakes
Tears stream down on your face
And on your face I...
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
Ecco qua le parole:
When you try your best, but you don't succeed
When you get what you want, but not what you need
When you feel so tired, but you can't sleep
Stuck in reverse
And the tears come streaming down your face
When you lose something you can't replace
When you love someone, but it goes to waste
Could it be worse?
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
And high up above or down below
When you're too in love to let it go
But if you never try you'll never know
Just what you're worth
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
Tears stream down on your face
When you lose something you cannot replace
Tears stream down on your face
And on your face I...
Tears stream down on your face
I promise you I will learn from my mistakes
Tears stream down on your face
And on your face I...
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
sabato, febbraio 06, 2010
giovedì, febbraio 04, 2010
SEGNALAZIONI. 06: FactorY, il terzo volume...
Si chiude la prima stagione di FactorY di Morozzi e Petrucci. L'editore, Fernandel, annuncia l'uscita del terzo volume e gli autori già pensano a come proseguire il cruento esperimento.
Per chi se lo fosse perso: http://factor-y.blogspot.com/
"In food we trust!"
Per chi se lo fosse perso: http://factor-y.blogspot.com/
"In food we trust!"
martedì, febbraio 02, 2010
PRATCHETT. 01: La sua battaglia...
E' uno degli scrittori di fantasy più originali e popolari al mondo. Gli è stata diagnosticata una forma rara di Alzheimer. Ha donato un milione di dollari americani alla ricerca e ora si sta battendo per la costituzione di tribunali speciali che possano deliberare sui casi di "eutanasia" assistita.
Il testo che allego qui sotto, se non mi sbaglio, è quello del discorso che fece al tempo della donazione, nel marzo del 2008.
My name is Terry Pratchett, author of a series of inexplicably successful fantasy books and I have had Alzheimer's now for the past two years plus, in which time I managed to write a couple of bestsellers.
I have a rare variant. I don't understand very much about it, but apparently if you are going to have Alzheimer's it's a good one to have.
So, a stroke of luck there then!
Interestingly enough, when I was diagnosed last December by those nice people at Addenbrooke's, I started a very different journey through dementia.
This one had much better scenery, interesting and often very attractive inhabitants, wonderful wildlife and many opportunities for excitement and adventure.
Those of you who's last experience with computer games was looking at Lara Croft's buttocks might not be aware of how good they have become as audio and visual experiences, although I would concede that Lara's buttocks were a visual experience in their own right.
But in this case I was travelling through a country that was part of the huge computer game called Oblivion, which is so beautifully detailed that I have often ridden around it to enjoy the scenery and weather and have hardly bothered to kill anything at all.
At the same time as I began exploring the wonderful Kingdom of Dementia, which is next door to the Kingdom of Mania, I was also experiencing the slightly more realistic experience of being a 59 year old who finds they have early onset Alzheimer's.
Apparently I reacted to this situation in a reasonably typical way, with a sense of loss and abandonment with an incoherent, or perhaps I should say, violently coherent fury that made the Miltonic Lucifer's rage against Heaven seem a bit miffed by comparison. That fire still burns.
I want to go on writing! Admittedly, that means I have to stay alive.
You can't write books when you are dead, unless your name is L. Ron Hubbard.
And so now I'm a game for real. It's a nasty disease, surrounded by shadows and small, largely unseen tragedies.
People don't know what to say, unless they have had it in the family.
People ask me why I announced that I had Alzheimer's.
My response was: why shouldn't I?
I remember when people died "of a long illness" now we call cancer by its name, and as every wizard knows, once you have a thing's real name you have the first step to its taming.
We are at war with cancer, and we use that vocabulary.
We battle, we are brave, we survive. And we have a large armaments industry.
For those of us with early onset in particular, it's more of a series of skirmishes.
My GP is helpful and patient, but I don't have a specialist locally.
The NHS kindly allows me to buy my own Aricept because I'm too young to have Alzheimer's for free, a situation I'm okay with, in a want-to-kick-a-politician-in-the-teeth-kind of way.
But, on the whole, you try to be your own doctor.
The internet twangs night and day. I walk a lot and take more supplements than the Sunday papers. We talk to one another and compare regimes.
Part of me lives in a world of new age remedies and science, and some of the science is a little like voodoo.
But science was never an exact science, and personally I'd eat the arse out of a dead mole if it offered a fighting chance.
Fortunately, I have the Greek Chorus to calm me down
Soon after I told the world my website fell over and my PA had to spend the evening negotiating more bandwidth.
I had more than 60,000 messages within the first few hours.
Most of them were readers and well-wishers.
Some of them wanted to sell me snake oil and I'm not necessarily going to dismiss all of these, as I have never found a rusty snake.
But a large handful came from 'experienced' sufferers, successfully fighting a holding action, and various people in universities and research establishments who had, despite all expectations, risen to high places in their various professions even while being confirmed readers of my books.
And they said; can we help? They are the Greek Chorus. Only two of them are known to each other and they give me their advice on various options that I suggest.
They include a Wiccan, too. It's a good idea to cover all the angles.
It was interesting when I asked about having my dental amalgam fillings removed.
There was a chorus of ? hrumph, no scientific evidence, hrumph???., but if you can afford to have it done properly then it certainly won't do any harm and you never know.
And that is where I am, along with many others, scrabbling to stay ahead long enough to be there when the cure, which I suspect may be more like a regime, comes along.
Say it will be soon - there's nearly as many of us as there are cancer sufferers, and it looks as if the number of people with the disease will double within a generation.
And in most cases you will find alongside the sufferer you will find a spouse, suffering as much. It's a shock and a shame, then, to find out that funding for research is three per cent of that which goes to find cancer cures.
Perhaps that is why, for example, that I know three people who have successfully survived brain tumours but no-one who has beaten Alzheimer's???although among the Greek Chorus are some who are giving it a hard time.
I'd like a chance to die like my father did - of cancer, at 86.
Remember, I'm speaking as a man with Alzheimer's, which strips away your living self a bit at a time.
Before he went to spend his last two weeks in a hospice he was bustling around the house, fixing things.
He talked to us right up to the last few days, knowing who we were and who he was.
Right now, I envy him. And there are thousands like me, except that they don't get heard.
So let's shout something loud enough to hear. We need you and you need money. I'm giving you a million dollars. Spend it wisely.
lunedì, febbraio 01, 2010
SEGNALAZIONI.04: Ma soprattutto... perché?
In originale era così...
in Italia, quando uscirà a febbraio per Newton Compton sarà così...
Ci saranno ragioni di marketing editoriale, ma chissà se il buon Duncan ha approvato la scelta?
Sarebbe bastato togliere il numero della bestia per renderlo accettabile, anche se la scelta di usare "Lucifero" aveva un suo perché specifico... Però il libro è divertente (anche se un po' si perde nel finale...) e scommetto che, nel nostro paese, troveranno il modo di sfruttare l'effetto scandalo (han gia cominciato con la scelta del titolo...).
Duncan scrive bene. Di lui ho tradotto per Fazi "Morte di un uomo qualunque": consigliatissimo ma quasi introvabile ormai... peccato!
in Italia, quando uscirà a febbraio per Newton Compton sarà così...
Ci saranno ragioni di marketing editoriale, ma chissà se il buon Duncan ha approvato la scelta?
Sarebbe bastato togliere il numero della bestia per renderlo accettabile, anche se la scelta di usare "Lucifero" aveva un suo perché specifico... Però il libro è divertente (anche se un po' si perde nel finale...) e scommetto che, nel nostro paese, troveranno il modo di sfruttare l'effetto scandalo (han gia cominciato con la scelta del titolo...).
Duncan scrive bene. Di lui ho tradotto per Fazi "Morte di un uomo qualunque": consigliatissimo ma quasi introvabile ormai... peccato!
sabato, gennaio 30, 2010
TRIVIA.06: Quanto tempo impiegherei a trasformarmi in zombie...
mercoledì, gennaio 20, 2010
sabato, gennaio 16, 2010
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