mercoledì, agosto 19, 2009
PYNCHON. 06: "Contro il giorno" - diario di lettura 2
Altro passo dello stesso tenore "anarchico". Parla il reverendo bombarolo Moss Gatlin alla sua congrega di fedeli, riuniti nel retro di una bisca (pagg. 97-98, trad. di Massimo Bocchiola):
«Avete sentito la massima per cui non esiste una borghesia innocente. Uno di quegli anarchici francesi, alcuni l'attribuiscono a Emile Henry mentre andava alla ghigliottina, altri a Vaillant quando fu processato per la bomba alla Camera dei Deputati. Era la risposta alla domanda: come può un uomo mettere una bomba che costerà delle vite innocenti?»
«Miccia lunga?» propose qualcuno, solerte.
«Più facile col temporizzatore!»
«Pensateci...» quando i commenti furono più sommessi. «È come il Peccato Originale, però con eccezioni. Essere nati dentro di esso non rende automaticamente innocenti. Però quando arrivi a un punto della vita in cui capisci chi sta inculando chi - perdonami, Signore - chi lo piglia e chi no, allora sì che hai l'obbligo di scegliere quanto ce la fai a mandare più. Se non dedichi ogni respiro di ogni giorno da sveglio o addormentato a distruggere quelli che trucidano gli innocenti con la stessa facilità con cui firmano un assegno, allora quanto ti senti di chiamarti innocente? È una cosa che va negoziata con il giorno, partendo da quei termini assoluti.»
Parliamo dell'America dell'esposizione mondiale di Chicago del 1893... no, lo dico per i gentiluomini di Echelon in ascolto, che poi magari quelli della nostra Digos iniziano a interessarsi delle mie letture e salta fuori pubblicamente che da bambino comperavo "Il giornalino" (per l'Agente Allen di Sclavi), e "Più" (per i giochini omaggio).
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