giovedì, marzo 11, 2010
SEGNALAZIONI. 07: ...ma allora è uscito!
L'ho intravisto sulla libreria aNobii di un paio di lettori...
Per chi non lo conoscesse (tenete presente che il mio articolo qui sotto è roba mooolto vecchia. Un avvertimento: le parti riguardanti i vari blocchi di storie contengono SPOILER. Il resto dell'articolo, apertura e chiusura, possono considerarsi pressoché spoiler-free... così poi non mi venite a rompere):
Dalla spada alla mitra: vita, morte e miracoli di un oritteropo (e dei suoi autori)
A raccontare qualcosa cui teniamo molto si finisce sempre (a meno di non essere Alan Moore) col togliere a chi ci ascolta ogni intenzione di avvicinarsi anche solo a un miglio dalla “cosa” raccontata: la concitazione, il desiderio di coprire ogni aspetto di ciò che abbiamo provato, l’illusione che l’esperienza sia per gli altri ciò che è stata per noi, tutte queste cose congiurano a farci somigliare più agli ominidi di 2001 Odissea nello spazio che a degli esseri umani (dotati per questo, si suppone, di capacità psicomotorie superiori). L’emozione è una brutta bestia. Tutto questo per giustificarmi, per trovare un alibi che raddolcisca la vivisezione che mi sono costretto a fare nel parlare di Cerebus e della sua storia; non c’era altro modo: o vi raccontavo Cerebus così, oppure vi sareste trovati come quando si sta ad ascoltare qualcuno che ricorda episodi cui non eravate presenti.
L’AUTORE.“Dave Sim nacque ad Hamilton, Ontario e si trasferì a Kitchener a due anni per riunirsi con la sua famiglia. Da allora ha intrapreso diverse pratiche disgustose compreso il matrimonio e gli strip-scacchi.” Questo è quanto dice di se stesso Dave Sim nel volume che raccoglie i primi 25 episodi di Cerebus. Possiamo aggiungere che da quando ha intrapreso l’avventura di Cerebus non ha mai smesso di progettare /ed attuare) machiavelliche campagne promozionali che lo vedono spostarsi continuamente in tutti i paesi in cui si parla l’inglese (per ora solo nell’emisfero boreale). Le sue specialità: sostenere il diritto d’autore nel fumetto e farsi fotografare con belle ragazze ogni volta che può. Il suo hobby: dissacrare il comicdon americano.
Il CO-AUTORE.“Gerhard nacque ad Edmonton. Ha una barca ed un gatto.” Più o meno alla metà di Church & State Gerhard si unì a Dave Sim nel disegnare Cerebus: uno alle matite e l’altro alle chine? Troppo facile: Dave continuò a disegnare i personaggi, Gerhard prese ad affrescare gli sfondi, con l’apprezzabile risultato che da allora non ci si sporca più le dita di nero quando si legge Cerebus.
L’INIZIO.“Egli entrò nella nostra città alle prime luci dell’alba… Benché in seguito sarebbe stato riconosciuto come il miglior guerriero che avesse attraversato i nostri cancelli, in quel momento non era che una curiosità… Vedete, era alto solo cinque palmi, aveva un grugno prominente, una lunga coda ed era coperto da corto pelo grigio… Era, in breve… Cerebus the aardvark.” Con queste parole Cerebus esordì in sordina nel 1977. Cerebus è un aardvark, ossia un oritteropo, ossia una specie di formichiere; è l’unico (o quasi) animale antropomorfo della storia, ed è l’unico (o quasi) ad essere retinato (gli “o quasi” si devono al fatto che ultimamente Cerebus ha scoperto che esistono altri due aardvark). Come riporta un articolo sul primo numero del Cerebus Companion, una rivista di critica dedicata esclusivamente a lui, le prime avventure del nostro protagonista risultano essere un cocktail ottenuto agitando in uno shaker Howard the Duck, Conan the Barbarian e i cartoni della Warner Bros. Ma lo stesso Dave Sim, in un’intervista rilasciata nel 1982, dichiarava che già dopo 15 numeri sapeva che Cerebus si sarebbe allontanato dalla semplice parodia della sword&sorcery. Ma nulla lasciava presagire quello che successe poi.
CEREBUS n. 1/n. 25. I primi 25 numeri di Cerebus sono dunque una rivisitazione parodica di tutti i cliché della fantasy eroica: maghi, tesori, eroi, mostri e magie, non manca nulla. Compaiono personaggi secondari destinati col passare del tempo ad assurgere al ruolo di comprimari: l’irascibile Red Sophia, il logorroico Elrod the Albino, il marxiano Lord Julius (nel senso di Groucho Marx), la dolcissima Jaka, e alcune delle prime, infinite personalità di Artemis. Senza costoro, e altri che se ne aggiungeranno durante la strada, Cerebus non sarebbe Cerebus. Il segno, ancora assai acerbo, di Dave Sim appesantisce la leggerezza di questi episodi, che spesso mancano ancora di una rigorosa serialità temporale. Tuttavia la forte caratterizzazione dei personaggi e la spassosità delle situazioni presentate riesce a polarizzare la nostra attenzione, facendoci sorvolare sulle insicurezze del tratto e lasciandoci presagire quella maturazione esponenziale del prodotto che sarebbe arrivata di lì a poco. Tra gli episodi memorabili possiamo ricordare quello ambientato alla “scuola per giovinette dotate” diretta da Charles X Claremont oppure l’epico scontro tra la terribile Woman-Thing e l’ancor più orribile Man-Thing, scontro che conclude questo primo blocco di storie.
HIGH SOCIETY n.26/n. 50. Con High Society il nostro piccolo amico grigio si appresta alla scalata al successo: sullo sfondo dell’incredibile Regency Hotel Cerebus si accinge a diventare nientemeno che il Primo Ministro di Iest! Questa parodia politica (che alcuni hanno potuto avvicinare alla parabola del presidente Nixon) è il primo passo di Sim al di fuori della pura fantasy: tutto il mondo da lui creato viene messo a fondale del teatro in cui Cerebus vive la sua avventura elettorale; magia e soprannaturale acquisiscono patente di normalità, così che non troviamo niente di strano nel fatto che Cerebus possa discutere di progetti elettorali giocando a crocquet con l’elfa luminescente che infesta il Regency. Compaiono altri importanti comprimari quale, ad esempio, Astoria, intrigante figura di donna che combatte con ogni mezzo per imporre le proprie idee. Sim ha ottenuto con Astoria, grazie alla sua successiva evoluzione, una delle più vive creature che abbiano mai abitato l’universo a due dimensioni. Naturalmente una personalità così spiccata non poteva non finire col cozzare con l’infinito egocentrismo di Cerebus! Ma è destino che il potere politico non duri nelle zampe unghiute del nostro protagonista: solo un branco di pecore acconsentirebbe a farsi spremere come vorrebbe l’oritteropo. E tra le tante cose che rendono gli uomini simili a pecore ce n’è una che ha particolare peso sulle masse.
CHURCH&STATE I e II n. 52/n. 111. Con il seguente blocco di episodi Cerebus infatti ritenta la sua scalata al potere improvvisandosi Papa. La prima metà narra le vicende che lo porteranno al soglio pontificio, la seconda racconta il suo (mal)governo spirituale e temporale sui poveri credenti e la sua metafisica ascesa alla luna dove apprenderà dall’Arbitro, la profezia che riguarda il suo destino: “Vivrai ancora per pochi anni… Morirai solo, illacrimato e non amato da alcuno”. Tra gli episodi non è possibile non ricordare il matrimonio contratto da sbronzo con Red Sophia, l’avvento delle Secret Sacred Wars (le Guerre Sacre Segrete), lo “scaglio” di più di un innocente (bambino o vecchio che sia) dal tetto del suo albergo onde edocere i credenti e il fantastico, irripetibile “monologo” con l’Uomo della Luna (solo quest’ultimo riesce infatti a parlare in assenza d’aria).
JAKA’S STORY n. 114/n. 136. Ritornato sulla terraferma Cerebus scopre che ciò che gli aveva detto l’Uomo della Luna era vero: il termine di tempo che aveva fissato per la fine del mondo era trascorso, nulla era accaduto e tutti i suoi seguaci lo avevano abbandonato. Inoltre le truppe del matriarcato alla guida di Cirin avevano invaso e occupato tutta la Lower Felda e con essa la capitale Lest. Tutti i soldi di Cerebus erano stati confiscati. Una taverna ed un negozio di generi alimentari che appartengono allo stesso remissivo proprietario che affitta anche gli unici due edifici rimasti intatti nei dintorni. Le costruzioni sono abbarbicate sul monte, nella parte di Lest abbandonata dopo l’ascensione. Il taverniere, Jaka e suo marito Rick, lo scrittore Oscar Melmoth (calcato su Wilde), “Fred” alias Cerebus, costretto ad uno pseudonimo dalla nuova realtà politica. Questi gli elementi di Jaka’s Story, una vicenda dalle densità narrativa tale che mi è dolorosa la sola idea di riassumerla, per cui non lo farò. Tutto è ‘costretto’ in queste pagine: il riso, il pianto, la nostalgia, l’amarezza, l’ironia, la tragedia, il dolore; è un microcosmo narrativo perfetto, a mio avviso l’apice dell’arte di Sim fino ad ora. E’ tutto così perfetto che, come in un cerchio, alla fine Cerebus si trova nella stessa situazione di prima.
MELMOTH n.139/n. 150. Così Sim riassume Melmoth: “Cerebus, credendo erroneamente che Jaka sia morta, prende alloggio (in uno stato di semicatatonia n.d.a.) al Dino’s Cafe, stringendo in mano la bambola dell’infanzia di Jaka, Missy, e la sua spada. L’altra metà della storia è una fedele narrazione degli ultimi giorni di Oscar Wilde”. In undici splendidi numeri Sim si prepara e ci prepara al giro di boa del numero 150: il tono tenue della narrazione, l’ironia malinconica della vicenda di Cerebus, la tragicità dimessa degli ultimi istanti di Oscar Wilde contribuiscono perfettamente a dare l’idea della quiete che precede la tempesta.
MOTHERS & DAUGHTERS dal n. 151. Con il n. 151 Sim comincia Mothers & Daughters un lungo capitolo che si divide in numerose sottovicende. La trama è praticamente impossibile da riassumere: tutto ciò che era stato nei primi 150 numeri viene rivisto e ridefinito, quasi episodio per episodio. L’autore sembra dilatare la narrazione, giungendo negli ultimi numeri quasi al punto di rottura; eppure c’è sempre qualcosa che ci tiene inchiodati alla pagina come nella miglior tradizione della serialità cliff-hanger. Così in "Endgame", l’episodio di giugno (n.183), Cerebus è coperto di sangue di fronte ad una Cirin armata di spada; ce la farà il nostro eroe? To be continued…
[nel frattempo la maxi serie si è conclusa, n.d.a.]
IL LINGUAGGIO DI CEREBUS. Niente di più vero: Cerebus è davvero stato molte cose e questo è uno dei motivi per cui è così dannatamente difficile parlarne. Altro motivo è quello condensato nel titolo di uno degli albi: “Anything done for the first time unleashes a demon”, vale a dire “Qualsiasi cosa fatta per la prima volta sprigiona un demone” e Cerebus è unico in tutto. Mi spiego: a partire dagli autori (uno scrive e disegna le persone, l’altro disegna gli sfondi) non c’è niente che possa legare questa serie ad una categoria editoriale, che possa addomesticarne l’irruente freschezza rinnovantesi di numero in numero. Provo a materializzare il concetto: immagino che, dal momento che state leggendo queste righe, voi tutti conosciate il formato comic-book; di solito l’appassionato dopo aver letto il suo albo lo ripone in una di quelle bustine che gli calzano come un guanto; ebbene, Cerebus se ne sta all’editoria americana come, materialmente, i suoi albi stanno a quelle bustine: alla fine riesci a farceli entrare ma quella non è la loro taglia, gli albi sono qualche millimetro più larghi del formato standard e finisce che le bustine si incurvano finché la plastica si deforma. Ma che cos’è che rende questo oritteropo (Cerebus è un oritteropo) così speciale? Per rispondere a questa domanda senza sembrare un invasato mi servirò di alcuni termini-ombrello (ossia di concetti all’interno dei quali ci sta tanta altra roba): inizierò da organicità, per poi passare a struttura, scrittura e lettura; infine la parola-cardine evoluzione darà a tutto un senso più dinamico.
ORGANICITA’. Chi legge CEREBUS non può fare a meno di notare l’assoluta padronanza dei mezzi espressivi da parte di Dave Sim: il testo narrativo, il segno grafico, la scansione della pagina, tutto tende a dialogare con il lettore e, cosa ancor più notevole, tale scansione è focalizzata: non ci troviamo di fronte ad una serie di illustrazioni in cui il testo ha solo il compito di allungare il tempo di lettura di una scazzottata, né tanto meno a un piano sequenza interminabile con voce in didascalia che ci racconta ogni passo per strada del protagonista. O meglio queste cose ci sono tutte, ma se ci sono hanno una ragione per esserci e il lettore è condotto per mano da Sim a scoprire quale sia tale ragione. Pose plastiche, brani di romanzo, intere pagine che per essere lette devono essere capovolte perché il protagonista ha una sbornia colossale, tutte queste cose non sono espedienti gettati nella storia per dare al lettore l’impressione di leggere qualcosa di diverso dal solito; tutte queste cose fanno la storia, vivificano sceneggiatura, testi e disegno trasmettendo una impressione di molteplicità organica, così come è molteplice e organico l’universo di riferimento del lettore.
STRUTTURA. Un’occhiata alla struttura della storia, come si è sviluppata fino ad ora, ci permette di evidenziare alcune di quelle caratteristiche che rendono Cerebus così singolare. Proviamo a seguire la crescita narrativa di un personaggio del main stream, vale a dire del filone supereroistico: quello che colpisce, per necessità della serializzazione all’infinito, è che tale personaggio vive una vita ciclica, fatta di eventi che si ripetono, come se corresse lungo la circonferenza di un cerchio; talvolta arriva qualcuno come un Moore, un Miller, una Nocenti, che dà un pugno sul tavolo e fa saltare la puntina del giradischi su di un cerchio concentrico più esterno; più spesso arriva qualcun altro che senza neanche alzarla, striscia la puntina verso uno dei più stretti cerchi interni. Pur mantenendo una sua circolarità, la struttura di Cerebus è una struttura a spirale: il flusso della narrazione ripensa se stesso instancabilmente, eventi che appartengono alla preistoria del personaggio crescono con lui, assumendo un nuovo significato; i comprimari si modificano, maturano un ruolo più attivo mano a mano che si procede in una vicenda che, va ricordato, ha già un’estensione definita (con il trecentesimo numero, infatti, la serie dovrebbe terminare con la morte del protagonista). La parola continuity, terribile divinità nel cui nome si sacrificano numerose idee, torna a essere, ridimensionata dall’arte di Sim, quell’ingrediente di coerenza necessaria in un universo narrativo, come era stato agli inizi della Marvel.
SCRITTURA. Dave Sim è uno scrittore. Uso questo termine in un’accezione allargata in cui faccio confluire ciascuna delle diverse operazioni di scrittura che fanno capolino dalla pagina di Cerebus. La varietà delle forme e delle modalità è un’altra delle singolarità che caratterizzano questa serie: ogni espediente narrativo usato nella letteratura tradizionale viene ripreso da Sim e piegato alle sue esigenze espressive; troviamo così la narrazione a scatole cinesi, l’inserzione di pagine di giornale, il dialogo e la narrazione illustrata, l’inserimento di personaggi ed episodi nel nostro mondo di lettori; non solo, ogni pagina è accompagnata da una “voce” adatta, e la scrittura di Sim sa farsi, per l’occasione, apocalittica e drammatica, struggente e sentimentale, ironica, demenziale, epica, nostalgica, fredda come un rapporto ufficiale e commossa come il ricordo… Ma c’è anche quell’altra scrittura, che è tipica solo di chi scrive fumetti cosciente di esprimersi in un modo che è proprio solo del fumetto: Sim non utilizza solo la penna per scrivere; anche il suo pennino “scrive”: il segno calligrafico e pulito, raffinatosi nel corso degli anni, racconta anche lui la sua storia di immagini puntigliose e, grazie anche all’aiuto di Gerhard, dense di particolari. E’ infine compito della scansione della pagina orchestrare sapientemente questo dialogo di immagini e di parole, per consentire al lettore di indugiare su ogni pagina solo quanto è necessario, perché il ritmo di lettura non rallenti quello della narrazione.
LETTURA. Ma chi è che legge Cerebus? Esclusi i fanatici ortodossi quale il sottoscritto (che ha già prenotato la stanza di albergo a Kitchener in Ontario per il 2004, per quando cioè questa “miniserie” di trecento numeri dovrebbe terminare), l’unica caratteristica che accomuna i lettori di Cerebus è data dalla certezza che, dopo la lettura di ogni numero, saranno cresciuti un pochettino: sia il fan di Spawn, che compra Cerebus perché ha fatto la guest-star sulla sua testata preferita, sia l’intellettuale che lo acquista perché è “in” mostrarne la copertina, assieme a quella dell’Ulisse di Joyce, stretta sotto il braccio, entrambi, dopo aver superato l’impatto iniziale con un’opera assai impietosa con chi acquista un albo a caso, scopriranno che Cerebus li ha in qualche modo cambiati: il primo tornerà alla lettura dei suoi comics con un occhio leggermente più critico, il secondo avrà forse un’idea un poco più allargata della letteratura. L’eterogeneità del pubblico è forse la conseguenza riflessa della pluralità degli stili riscontrabili nella serie; Sim ha creato un universo narrativo dotato di una sintassi così complessa da permettere la coabitazione simultanea di registri contrari: come nel nostro mondo il dolce e l’amaro coesistono, così in Cerebus è possibile ridere fino alle lacrime di situazioni altamente drammatiche e anche, cosa più rara, commuoversi nell’intuire quanta amarezza c’è dietro una battuta. E non è solo un fatto di estremi: sfogliando le pagine dell’albo è possibile godersi allo stesso tempo una bella storia di avventura, un capitolo di un romanzo di formazione, una parodia feroce del comicdom e del fandom americani, sequenze di combattimenti cruentissimi (credetemi se vi dico che i disegni ed onomatopee trasmettono un dolore quasi fisico a chi legge) e ancora storie d’amore struggenti, pagine intense di non-sense humour, dialoghi metafisici (da tenersi a scelta sulla superficie lunare o su di uno dei piani dell’esistenza), ecc. ecc.
EVOLUZIONE. Così le pagine scorrono, le storie si succedono, alcuni capitoli si chiudono per non essere riaperti mai più, nuove direzioni di lettura si aprono davanti al lettore: possono nascondere vecchie conoscenze o nuovi personaggi. Ad ogni passo però sentiamo di procedere e anche quando Sim ci costringe a voltarci, lo fa per gettare una nuova luce su quanto ha detto in precedenza: niente è mai per due volte la stessa cosa. E’ questo forse il più grande dei segreti di Cerebus: il costante spingersi in avanti che ha portato l’evolversi della storia a conformarsi con le mutate esigenze espressive del suo autore, ad adeguarsi all’universo di partenza del lettore, a modificare le proprie coordinate interne per ricostruirsi ogni volta diversa. E’ vero, è faticoso leggere Cerebus cominciando dal mezzo, ma una volta presa confidenza con i personaggi e le loro voci sarà un vero piacere scavare nel loro passato; la struttura a macro unità narrative (i libri in cui è stata divisa la storia) facilita il compito permettendo al lettore di abbracciare l’illusoria solidità di una completezza definita, mettendo a tacere per il momento la vertigine causata dalla mole di pagine complessive.
Un articolo a parte meriterebbe l’impegno con cui l’autore di Cerebus difende i diritti del self publishing artist (ossia dell’autore che pubblica le sue storie autoproducendosi o comunque mantenendo i diritti dei suoi personaggi): i suoi consigli, lo spazio che offre sulla sua testata al mercato indipendente, la satira agguerrita del mondo e delle produzioni delle majors fanno parte integrante di ciò che Dave Sim offre a chi acquista un suo albo. Leggendo Cerebus si ha veramente l’idea della differenza che corre tra un personaggio che ha alle spalle fatica, gioia, sudore e sbronze di chi lo ha creato, ed un altro che invece è programmato freddamente in base a motivazioni esclusivamente economiche, molto spesso da individui che sanno tutto di marketing ma ben poco dell’arte di narrare una bella storia.
Questo articolo era apparso originariamente sul numero 26 della rivista "Fumo di China" e, in rete, sul sito d'informazione fumettistica "Fumetti di carta" (a questo indirizzo).
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3 commenti:
Davvero? A Bologna per Bilbolbul non c'era…
m
Stimo: i lettori che l'hanno caricato su Anobii l'abbiano fatto riferendosi alla lettura dell'edizione inglese, ma utilizzando la cover dell'edizione italiana ancora non in commercio
Già... *groan* :-(
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